Si sente spesso parlare di questa patologia (chiamiamola così), ma sono in tanti a far confusione sul suo vero significato e in realtà pensano che sia tutto l’opposto rispetto a quanto dice il nome.
La sindrome dell’impostore è molto frequente nelle persone nel mondo della tecnologia o che trattano di essa, anche se non è prettamente legata.
Le domande più frequenti che vacillano nella testa di chi soffre di questa sindrome possono essere:
“Potrei farlo meglio?”
“Non credo di essere preparato al 100% su questo argomento, forse è meglio se non ne parlo?”
In poche parole, non ci si sente mai abbastanza qualificati per quello che si fa o che si sta per fare.
Ma la domanda che dobbiamo porci è: possiamo considerarla una delle skill di forza o di debolezza di una persona?
Dipende. Dipende tutto da come si riesce a convivere con la sensazione di sentirsi sempre fuori luogo o inappropriato per l’attività ci viene assegnata.
La “cura” migliore per chi è affetto dalla sindrome dell’impostore è lavorare sullo stato di malessere e incanalare il sentimento di inadeguatezza nella giusta direzione, facendolo diventare lo stimolo per continuare a studiare e migliorarsi, riconoscendo i propri risultati e senza inciampare in una vera e propria ossessione.
Qual è il modo migliore per sconfiggere l’ansia e la paura di non sapere abbastanza? Facile! Ricordarsi e accettare il fatto che non si può conoscere tutto e non si può essere in grado di sviluppare qualsiasi argomento, soprattutto non in un mondo tanto vasto e in continua evoluzione come quello informatico, tecnologico e della programmazione.
Il mio consiglio è quello di, come direbbero gli americani “fake it till you make it” – “fingi finchè non ne sai davvero”.
Si può quindi vincere questa “fobia”?
Probabilmente no, ma come tutte le fobie si può imparare a riconoscerla, ci si può “lavorare” ed infine imparare a conviverci tranquillamente.
Anche io, per quanto vi possa sembrare strano, convivo con la mia sindrome dell’impostore.
Volete sapere come ho affrontato il problema e come aiuto costantemente me stesso a convivere con questa fobia?
Alcune dritte
Provo a darvi qualche dritta data dalla mia esperienza:
- Sentirsi nella propria comfort zone quando non ci si trova nella propria comfort zone.
Più semplicemente dobbiamo abituarci a sentirci a nostro agio, anche quando siamo fuori dalla routine di tutti i giorni. Un esempio pratico: molti sanno nuotare, ma hanno paura dell’acqua alta. Nell’acqua bassa sono nella propria comfort zone e nuotano tranquillamente. In acqua alta il cervello si blocca e le gambe anche. Bene, proviamo ad andare verso l’acqua alta pensando che ancora siamo in grado di toccare (inganniamo la nostra mente!) e vedrete che riusciremo a nuotare anche nell’acqua alta e pian piano diventerà parte della nostra comfort zone!
- Pensare che c’è sempre qualcosa da imparare.
Non sentirsi pronti deve diventare uno stato di tranquillità e non di ansia. Se non riusciamo a “convincercene” proviamo a cercare in ogni argomento qualcosa di nuovo da imparare. Sul lavoro, nella vita, nello sport. Allenare questa sensazione mentale è molto semplice. Basta trovare nuovi esercizi da fare in palestra, guardare dei tutorial o dei video istruttivi, lavorare su progetti sfidanti per le proprie capacità.
- Tenere traccia dei propri risultati.
Perché è importante scriversi e tener traccia di ogni risultato ottenuto? Perché chi è affetto dalla sindrome da impostore penserà sempre a quanto ancora deve imparare, a quanto ancora non conosce e si dimenticherà presto dei risultati ottenuti in passato. Ogni passo realizzato, che in precedenza era un ostacolo da superare, diventerà qualcosa di “ovvio”, qualcosa che “non basta sapere”.
Questo aspetto è forse il più difficile da affrontare per la mente di chi è affetto da questa patologia. Potrebbe scatenare dei veri e propri momenti di ansia e panico.
Ecco perché è utile annotarsi da qualche parte (un diario, un quaderno, un file word o il tanto amato excel) tutti i risultati ottenuti in passato ed è importante ogni tanto rileggere ogni passo raggiunto nel tempo, soprattutto quando si viene sopraffatti da paure come “oddio non ci riesco, oddio non sono in grado”.
In questo, per esempio, a me ha aiutato e sta aiutando molto lo sport. Ogni giorno una conquista, un passo in più del giorno prima, un minuto in più di resistenza.
- Trova il tuo metodo migliore per imparare.
Ognuno ha il suo metodo per imparare. C’è chi, come me, ha bisogno di mettere subito in pratica ogni novità, chi invece si sente più sicuro a studiare tutta la teoria prima di metterla in pratica, altri preferiscono guardare dei video anziché leggere delle indicazioni.
Il mio unico consiglio è: non imitate gli altri. Fate di testa vostra quando dovete imparare qualcosa di nuovo; usate il metodo più veloce e più utile per voi. Questo vi aiuterà a raggiungere prima i risultati e, di conseguenza, a guadagnare fiducia in voi stessi perché vi sembrerà di imparare più velocemente (e sarà proprio così!!)
- Pianificare gli obiettivi da raggiungere.
Probabilmente a questo punto della lettura avrete capito che chi soffre della sindrome dell’impostore non può non pianificare tutto. E quando dico tutto, intendo ovviamente anche gli obiettivi che vuole raggiungere. Il futuro.
Mettersi degli obiettivi è importantissimo per il consiglio numero 3, ovvero per annotare i propri risultati. Solo fissando degli obiettivi si capisce sin dove si è arrivati. Ma mi raccomando, cercate di fissare degli obiettivi che non siano irraggiungibili o troppo lontani del tempo. Bastano anche obiettivi settimanali, per esempio: voglio imparare questa funzione nuova in JavaScript, oppure, voglio imparare a fare un deploy su una web app di Azure. Cose semplici ma che danno un risultato immediato. Il risultato sarà una maggiore fiducia in sè stessi e a quel punto il vostro morale sarà alto al punto da poter continuare ad imparare tanto altro e molto più velocemente. Vi sarete “caricati”!
Porsi degli obiettivi
Ciò mi porta a un altro argomento molto importante: la tipologia degli obiettivi da pianificare.
Leggendo articoli e studi per il web sull’argomento, ho trovato quattro categorie in cui si possono suddividere gli obiettivi da prefissarsi: odierni, a corto termine, a lungo termine e di carriera.
Ok, evitate quest’ultimi o verrete subito sopraffatti dall’ansia. Entrerete in un vortice di depressione/ansia/frustrazione senza fine e non riuscirete a combinare niente.
Iniziate da quelli più facili: gli obiettivi per oggi.
“Devo finire di scrivere questo articolo”.
Obiettivo semplice, immediato e appena lo avrete finito, sarete orgogliosi di voi stessi. Finito un obiettivo, annotatelo e aggiungetene subito un altro e così via.
Le altre categorie con il tempo verranno da sole, ma cercate di concentrare le vostre forze solo su quelli più vicini nel tempo, agli altri ci penserete “domani”.
Un altro consiglio è quello di non dimenticare mai chi ti dice che sei bravo in qualcosa, anche solo chi si congratula con voi per aver realizzato quello che a voi può sembrare un semplice task.
L’afflitto da sindrome dell’impostore, tende spesso a dimenticare i commenti positivi e a vedere solo il fallimento dietro l’angolo o dietro di sè.
E’ importante credere in chi ci dice che siamo bravi e soprattutto, cominciamo a riconoscere più spesso ad alta voce quanto sono brave le altre persone. (Afflitti o meno dalla sindrome da impostore, saranno sicuramente tutti contenti di ricevere un complimento. E sicuramente aiuterà l’umore di tutti!)
Non aver paura di essere ripetitivo o non temere che qualcuno a forza di sentirsi dire bravo, si monti la testa. L’impostore che è dentro di noi tende a nascondersi e così fanno anche gli altri con la stessa sindrome. Non saprai probabilmente mai se la persona da avanti a te soffre della tua stessa paura.
Ricordiamo che chi si sente bravo, continuerà a sentirsi bravo con o senza il vostro complimento. Quindi meglio rischiare di aiutare qualcuno, anziché preoccuparci di quanto si “gaseranno” coloro che già si sentono i primi.
Conclusioni
Bastano questi pochi consigli per uscire da questo vortice di insicurezza? Assolutamente no.
Bastano questi aspetti per combattere la voce che fa eco dentro di voi e vi dice “Non lo sai fare”? No.
Ma potete sicuramente imparare a convivere con questa voce, ad abbassarne il volume e farla diventare un leggero fastidio in sottofondo. Ci farete sempre meno caso, fino a quando un giorno riuscirete ad apprezzare quello che siete in grado di fare e che state facendo o almeno “fingerete di farlo fino a che non lo farete davvero”.
Fake it till you make it.
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